La storia di Erik Ganzerli, da Tuttowrestling al Wrestling Cafè.
Mentre la maggior parte di noi sta sognando beatamente nel proprio letto, in un piccolo paese del Monferrato una lucina fa capolino nel buio della notte. Si tratta del monitor di un computer e di altri schermi accessi agli orari più improbabili, anche per una notte intera, per poi spegnersi solo quando gli altri si svegliano e il mondo comincia la sua routine.
Dietro quei monitor c’è lui, Erik Ganzerli, un ragazzo a cui tutto si può dire, fuorché che sia privo di passioni. Erik Ganzerli ama lo sport, a 360°. La sua visione è così ampia che non si ferma però dove si fermano gli altri; segue moltissimo il calcio, sport simbolo del nostro paese, ma segue anche moltissimo wrestling, che sport nel senso stretto della parola non si può certo definire.
Se hai seguito la mia intervista a Luca Franchini, saprai già anche anche io amo questa forma di spettacolo e per molti anni l’ho seguita costantemente. Ultimamente devo dire di aver allentato molto l’attenzione, per mille motivi, ma soprattutto anche perché seguire questa disciplina in maniera completa è diventato un vero e proprio lavoro.
Questo tipo di prodotto televisivo negli ultimi anni è cresciuto a dismisura e recentemente è arrivato ad occupare svariate ore nei palinsesti televisivi americani. Stiamo parlando di decine di ore settimanali, oltre ad appuntamenti mensili con i cosiddetti “Pay Per View”, ovvero gli “eventi speciali” durante i quali tutte le rivalità vengono risolte all’interno del ring.
Sin dal 2010 Erik Ganzerli conduce Wrestling Cafè, podcast un tempo collegato al più importante sito italiano del settore (Tuttowrestling.com) e ora diventato uno show indipendente, accumulando ore e ore di esperienza “radiofonica”; Erik nel corso degli anni ha poi avviato una serie di progetti paralleli, sempre legati all’ambito della produzione di contenuti audio. Sono nati così appuntamenti come il “TW Radio Show”, appuntamento settimanale dedicato agli aggiornamenti “post show” sul wrestling, oltre al contenitore Punte di 100, trasmissione durante la quale viene fatto il “play by play” di film trash alla Sharknado piuttosto che il commento al Festival di San Remo o all’Eurovision. Come se non bastasse, data la sua grande passione per il calcio, Ganzerli lancia qualche anno fa altri appuntamenti: la telecronaca delle partite di Serie A e delle coppe europee, oltre all’appuntamento con I Pallonari, trasmissione leggera di approfondimento sulla giornata calcistica.
Erik ai microfoni non è mai solo: queste sue passioni lo hanno portato negli anni a conoscere ed instaurare rapporti di amicizia con diverse persone, appassionati come lui degli argomenti trattati. Si alternano così ai microfoni personaggi come Mattia di Noi, Dario Lilloni, “L’avvocato” Andrea Opezzo e una serie di altre persone che vengono reclutate da Erik in base all’occasione e all’argomento trattato.
Con il successo delle piattaforme di streaming è poi arrivato anche il livello successivo per quanto riguarda le produzioni di Ganzerli: non più solo audio, ma anche video. E’ pertanto possibile vedere gli speaker impegnati ai microfoni mentre discutono, grafiche relative alla classifica del campionato, piuttosto che brevi filmanti o immagini.
Tutto questo viene svolto con una costanza ed una dedizione incredibile, soprattutto se non ci soffermiamo ai toni spesso scanzonati delle trasmissioni in questione ma andiamo più nel profondo: basterà poco per capire che il grado di preparazione delle persone coinvolte nella discussione è elevatissimo, sintomo del fatto che – oltre alla “diretta” – c’è una fase di preparazione di alto livello.
Erik Ganzerli, sfruttando gli strumenti di monetizzazione di questi canali, sta lavorando sodo per trasformare queste sue passioni in un lavoro a tempo pieno. La strada è sicuramente quella giusta. Reputo interessante approfondire con lui i retroscena di questa attività anche per avere la corretta percezione del lavoro e della dedizione che le vengono dedicate.
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D. YouTube, Twitcher, Podcaster… Come ti definiresti tu oggi?
R. Prima di tutto grazie per l’invito. Mi sento sempre un po’ a disagio a parlare di me e a essere considerato come qualcuno di autorevole in qualche campo, credo che sia un’enorme sovrastimazione delle mie reali doti ma ciò non vuol dire che non lo apprezzi, anzi. Per rispondere alla tua domanda ti direi che non lo so nemmeno io cosa sono di preciso da quel punto di vista. Non mi considererei un Twitcher, alla fine di gaming puro ne faccio poco su quella piattaforma ed è nata per quello. Non mi considererei nemmeno uno Youtuber, i miei contenuti sono oggettivamente poco adatti per formato al formato popcorn della piattaforma. La definizione più corretta è forse podcaster che però trasmette i propri contenuti anche su Twitch e Youtube (e anche altrove).
D. Quanto tempo dedichi settimanalmente alla produzione di contenuti?
R. Dipende dalla settimana. Premetto che nel mio caso la post-produzione è praticamente minima. Nel 99.9% dei casi quello che mando in onda in diretta poi non viene toccato in post-produzione (che sotto certi punti di vista è una cosa negativa, i miei contenuti non sono “bellI” a vedersi come quelli di molti altri YouTuber) ma una cosa del genere presuppone innanzitutto dedicarsi a tempo pieno a questa attività (cosa che economicamente al momento non è plausibile) e in secondo luogo mi impone di avere delle conoscenze a livello di montaggio che purtroppo al momento non possiedo. In ogni caso per rispondere alla tua domanda si può andare da 5 ore a settimana (quando per esempio non ci son le partite di campionato e di coppe europee) a anche 20 ore di contenuti quando la settimana è particolarmente piena. Nella settimana sanremese per esempio sfondiamo anche le 30 ore tra dirette e podcast.
D. Avere un grado di preparazione come il tuo rispetto alle tematiche trattate, presuppone investire molto del proprio tempo libero per la visione – ad esempio – di show di wrestling e di partite di calcio. Com’è organizzata la tua “settimana tipo” da questo punto di vista?
R. Anche in questo caso dipende dalla mole dei contenuti. Il fatto che ora sia diventata calda anche la serata (o la nottata per noi italiani) del mercoledì con la lotta tra WWE e AEW impone che il giovedì si guardino altre 3 ore circa di contenuti. Una settimana tipo diciamo che è così: alla domenica sera 4 ore circa di diretta per seguire il posticipo di campionato e parlare poi di calcio (in quel caso ovviamente la giornata viene occupata dalla visione delle partite). Al lunedì (quando c’è) visione di pay-per-view WWE e, alla sera, diretta di 2 ore per parlarne. Al martedì sera se c’è la Champions aggiungere dalle 2 alle 4 ore di diretta per commentare le partite PIU’ la visione di Raw PIU’ il post-show in diretta per parlarne (la visione di Raw avviene durante il primo pomeriggio). Mercoledì stesso discorso (ma senza post-show di Raw, grazie a Dio), Giovedì visione dei due show AEW e NXT e, alla sera, Europa League (se c’è). Venerdì niente, Sabato visione di SmackDown al mattino/pomeriggio e poi registrazione del podcast che va online nella notte tra domenica e lunedì su Tuttowrestling.com. Se poi ci sono anche eventi di wrestling dal Giappone bisogna inserirli a incastro nella settimana.
D. Come si guadagna denaro da piattaforme come Youtube o Twitch?
R. Lo chiedi alla persona sbagliata! Dovresti chiederlo al mio buon amico Maxisawesome92come farlo nel migliore dei modi. Scherzi a parte, i modi sono principalmente legati alle pubblicità (per YouTube) e, nel caso di Twitch, agli abbonamenti al canale. Vorrei fossero di più (il numero è soddisfacente, sia chiaro) ma per far quello fosse dovrei diventare più “internazionale” e ampliare il target parlando in inglese. Non escludo che ciò avvenga in futuro, ma in quel caso dubito potrò farlo coi miei abituali compagni di avventura (che sono fondamentali per i programmi attuali e che non finirò mai di ringraziare).
D. La produzione di contenuti per i tuoi canali è un’attività che ti permette di avere un ritorno economico paragonabile ad uno stipendio oppure – per ora – rimane un extra?
R. Un extra e nemmeno troppo alto francamente. La cosa però mi permette, per esempio, di comprare una cuffia nuova se serve o un software per migliorare le dirette o un qualche altro aggeggio per facilitarti la vita dal punto di vista puramente tecnico durante gli stream. Non è uno stipendio ma quelle poche volte (fortunatamente) che ho dovuto sostituire qualcosa negli ultimi tempi ho potuto farlo senza toccare le mie tasche.
D. In termini numerici, attualmente dove si concentra maggiormente il tuo pubblico? Youtube, Twitch o altro? Quali sono i pro e i contro di queste piattaforme?
R. Da quando abbiamo spostato le nostre dirette su Twitch il grosso del pubblico ci segue lì. Twitch è una piattaforma che mi sta dando soddisfazioni e che, con un po’ di fortuna, credo permetterà una monetizzazione dei contenuti migliore rispetto a ogni altra piattaforma dove siamo stati in passato (pur tenendo sempre conto che molto difficilmente ci si potrà fare una somma pari a quella di uno stipendio medio). Twitch è una piattaforma principalmente legata al gaming ma da un po’ di anni a questa parte (non molti in realtà) si è aperta anche ai podcast, alle live reaction e soprattutto al wrestling (dopo che YouTube ha avuto diversi problemi in passato con la monetizzazione dei canali legati alla disciplina, giudicata “troppo violenta” dagli inserzionisti). Twitch agevola quindi i contenuti lunghi come il nostro, al contrario di YouTube (dove peraltro persiste il problema di un filtro copyright troppo stretto e soggetto ad errore).
D. La tua costanza nella pubblicazione di contenuti è davvero merce molto rara. Fatichi a mantenere questo ritmo oppure lo vivi con naturalezza, senza importi nulla?
R. Finchè mi diverto non mi pesa. Mi ripeto, avendo il vantaggio di non fare praticamente post-produzione il mio impegno si limita alle trasmissioni in diretta, che mi consente di limitare (a fronte comunque di molte ore di programmazione) ulteriormente il tempo impiegato per esse. È anche un modo per rendere le mie serate meno noiose alla fine.
D. Ci sono mai stati dei momenti in cui hai pensato di cessare o ridimensionare questa tua attività? Se si, come li hai superati?
R. Assolutamente. E non li ho superati, sia chiaro. Sono i momenti in cui sono più frustrato perché non riesco a capire come evolvere questo hobby in qualcosa di più, senza poi contare i momenti in cui la vita diciamo mette a dura prova il mio benessere mentale (cosa che ultimamente purtroppo sta avvenendo in maniera maggiore). È frustrante non vedere il proprio impegno ricompensato come si vorrebbe, ma così è la vita. Da questo punto di vista paradossalmente la routine mi ha aiutato, non avessi avuto delle scadenze fisse forse a quest’ora avrei mollato, sono onesto.
D. Il wrestling è una delle tue più grandi passioni e in molti ti ritengono uno dei più alti conoscitori della materia in Italia. Esiste secondo te un libro (anche in lingua originale) che riesce ad esprimere l’essenza di questa disciplina e la faccia comprendere anche a chi l’ha sempre considerata una forma minore di intrattenimento?
R. In italiano purtroppo no. Ci son stati tentativi ma, sfortunatamente e pur con l’amore e la buona volontà con cui sono stati scritti, non credo ci siano riusciti al meglio. Ci sono fortunatamente ottimi libri sull’argomento ma son però quasi tutte autobiografie di singoli personaggi e credo che sia il modo migliore per affascinarsi prima alle persone e poi alla disciplina. Son storie anche drammatiche dal punto di vista personale ma testimoniano nel migliore dei modi le tribolazioni, il lavoro, le difficoltà ma soprattutto l’amore per una disciplina tanto affascinante quanto bistrattata. Ve ne consiglio alcune di quelle che ho letto e che mi son piaciute di più:
“HITMAN” di Bret Hart, forse la miglior autobiografia di un wrestler mai scritta.
“HAVE A NICE DAY” e “FOLEY IS GOOD” di Mick Foley, che ha aperto il genere.
“WALKING A GOLDEN MILE” di William Regal, libro molto crudo nella sua sincerità ma che dipinge al meglio una figura sottovalutata ma importante come Regal.
D. Hai dei progetti per il futuro? Come credi potranno evolvere i tuoi programmi?
R. Non so come potranno evolvere i miei programmi, nel senso di dove vedo il podcast e le dirette nel futuro, immediato e a lungo termine. So solo dove voglio essere io e il mio obiettivo è far si che questa mia passione diventi il mio lavoro full time ad ogni costo, ed è quello a cui sto lavorando e ho lavorato negli ultimi tempi. Sono stato vicinissimo a raggiungere questo obiettivo e a fare un salto che avrebbe rappresentato una dimensione nuova per me ma, per una serie di circostanze fuori dal mio controllo, alla fine non se n’è purtroppo fatto nulla. Sto continuando a lavorare in quella direzione, ho buoni contatti (credo) e spero vivamente che in un futuro nemmeno troppo lontano tutto ciò possa andare a compimento.
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Segui Erik Ganzerli sui suoi canali:
Wrestling Cafè su YouTube
Punte di 100 su Twitch
Tunein Radio cercando Punte di 100
Podcast non inerenti al wrestling
Podcast sul wrestling
Se ti interessa l’argomento, leggi la mia intervista a Luca Franchini, commentatore WWE per Discovery.
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