Intervista agli autori del libro “Giza la caduta del dogma”.
I misteri delle piramidi di Giza e in generale dell’Antico Egitto mi hanno sempre affascinato. Pur non avendo mai approfondito la tematica più di tanto, sono sempre stato convinto che la loro costruzione e il loro scopo non potessero essere quelli che ci vengono “propinati” a più riprese da documentari e libri scolastici.
Se non che, un bel giorno, mi imbatto in un video in rete nel quale tre ricercatori indipendenti vengono intervistati da Massimo Mazzucco relativamente al loro libro Giza la caduta del dogma e vengo letteralmente conquistato da questo mistero forse più antico dell’umanità stessa. Rimango a bocca aperta nell’apprendere quanto questi tre ricercatori hanno saputo esporre con passione e straordinaria consapevolezza; capisco che in loro arde un grande fuoco, quello della passione, animato dalla voglia di trovare la verità e di scavare a fondo nei misteri d’Egitto.
I loro nomi sono Antonio de’ Flumeri, Gianluca Montuschi e Andrea Tavecchia e sono gli autori di un libro che acquisto ad occhi chiusi e macino nel giro di poco tempo, nonostante sia voluminoso e ricco di nozioni, numeri e trascrizioni.
La loro opera è monumentale. Giza la caduta del dogma è una vera e propria enciclopedia sull’Antico Egitto che riesce nell’intento di dimostrare quanto siano fallaci le teorie avanzate dalla storiografia ufficiale relativamente a come siano state costruite le piramidi d’Egitto e soprattutto al perchè siano state costruite.
La caduta del dogma non è un libro di fantascienza e nemmeno uno di quelli in cui alla fine, per forza di cose, alieni ed astronavi debbano per forza essere coinvolte. Tutt’altro. In quest’opera i tre autori si “limitano” a dimostrare come le teorie ufficiali siano prive di fondamenta e in molti casi addirittura ridicole, senza avanzare tesi o supposizione.
Dopo averne ultimato la lettura, ho così contattato gli autori ed ho proposto questa intervista, che loro hanno entusiasticamente accettato di rilasciare.
D. Raccontateci chi siete, cosa fate nella vita di tutti i giorni e come vi siete conosciuti
R. Siamo persone normalissime, ognuno con la propria attività e un percorso di studi differente, ma siamo accomunati da un interesse particolare, andare a fondo sulle cose che ci vengono raccontate, quindi non solo Egitto.
Ci conosciamo da tempo in quanto tutti e tre abbiamo frequentato lo stesso liceo ormai più di 30 anni fa, ci siamo persi e ritrovati e abbiamo cominciato a parlare di Egitto e di piramidi in…pizzeria.
Antonio ha disegnato su un tovagliolo di carta l’interno della Grande Piramide e ci ha dimostrato come fosse impossibile portare fuori da li un corredo funebre…tutto parte da quel tovagliolo.
Da quel momento abbiamo iniziato un percorso che dura da più di dieci anni, studio, confronto, conferenze e alla fine il libro GIZA la caduta del dogma.
D. Da dove nasce la vostra passione per l’Antico Egitto?
R. Dalla lettura di tutti i libri degli scrittori indipendenti di fine anni ’90, soprattutto quelli di Graham Hancock, che riteniamo uno scrittore incredibile, capace di trovare, sintetizzare e raccontare in maniera avvincente le sue scoperte e le sue teorie.
Abbiamo davvero letto di tutto, dai più eccentrici ai più moderati. Eravamo costantemente alla ricerca di nuovi libri, notizie, filmati. Passavamo le ore a guardare documentari e le principali trasmissioni televisive. Insomma, una passione che è cresciuta col passare degli anni, e con il fatto di essersi lentamente trovati e ritrovati insieme a condividere ragionamenti, dubbi e intuizioni.
Tutto ciò è culminato poi in un viaggio in Egitto tra il 2002 e il 2003. Un pomeriggio intero a camminare sulla sabbia della Piana di Giza. La visione di quelle costruzioni che toglieva il fiato e che non si può raccontare o ammirare completamente solo in una fotografia o in un video. Bisogna essere là e sentire la maestosità e l’antichità di quelle pietre.
La stessa sensazione che deve accomunare tutte le milioni di persone che ogni anno fanno visita a quel luogo. Non è il fascino esotico di un luogo che ha sfidato la storia. È un vero e proprio richiamo.
D. Com’è nata l’idea di scrivere un libro sulle piramide e sulla civiltà egizia?
R. Una risposta è che, preparata una conferenza su questo argomento, dopo averne fatte altre su svariate tematiche, soddisfatti del nostro lavoro, inconsciamente abbiamo preso la decisione di farne un libro, con la ingenua e utopica illusione che ormai il più fosse fatto e sarebbe stato sufficiente qualche mese per convertire la conferenza in un saggio. Certo…
Per arrivare alla parola fine sono passati più di sette anni!
E questo perché ogni approfondimento apriva meandri infiniti, che a loro volta facevano lo stesso, costringendoci a un lunghissimo lavoro di ricerca.
Un’altra motivazione, che è poi alla base di tutto quello che facciamo, è più semplice: per curiosità, per sete di verità, per capire, perché studiare per diletto proprio e non per imposizione è una delle cose più belle che possano capitare.
D. Come si affronta la stesura di un libro “a sei mani”? Come ci si organizza?
R. Per questa domanda, siamo combattuti. dubbiosi se fornire una risposta diplomatica o dire veramente come sono andate le cose. E siccome siamo decisamente informali, scegliamo la seconda via. Iniziamo allora col raccontare i nostri incontri. In media ci si trova una volta a settimana, la sera, dalle nove a oltranza, con eccezioni di week end o festività in cui gli impegni familiari concedono una finestra per poter fare una full immersion. Ebbene, in ognuna di queste occasioni, rigorosamente ognuna, l’iter è sempre lo stesso: la prima mezzora viene impiegata letteralmente per abbuffarci con qualsiasi sorta di cibo che portiamo all’incontro. Non si parla di Egitto, ma di tutto il resto del mondo e, nel frattempo, ci si ruba di mano focacce, patatine, pistacchi, Flauti, chinotto e quant’altro. Dopo aver soddisfatto questa fame bulimica che ci assale solo in queste occasioni, si inizia e, di solito, la mezzora successiva è spesa a riprendere il filo del discorso abbandonato l’incontro precedente. Tutte le volte con estrema difficoltà. Poi, finito questo riscaldamento, partiamo e ci fermiamo solo quando le lancette dell’orologio lo impongono.
Come lavoriamo? Portiamo quanto studiato, redatto o scoperto, singolarmente o in comune, durante la settimana e cerchiamo di assemblare tutte le nozioni. Ovviamente argomento per argomento. Solo che, ogni approfondimento comporta sempre il proliferare di dedali di ulteriori nozioni e sotto argomenti, sicché non si finisce mai.
Tecnicamente, quando ci accingiamo a scrivere, uno materialmente digita i tasti del pc, ma gli altri gli gravitano intorno generando un discorso a tre voci. Chi ha lo spunto detta una frase e da quella si prosegue con un’altra e un’altra ancora. Generalmente non ci preoccupiamo della sintassi e della forma, ma solo del senso della frase. Correggiamo solo successivamente. Poi, succede anche (e spesso) che in un attimo di pausa, per una sigaretta o giusto per staccare brevemente, quando le elucubrazioni mentali viaggiano più facilmente, partoriamo dei periodi notevoli che poi, regolarmente, quando ci risediamo al pc svaniscono nell’aria perché non ce li ricordiamo più!
La scrittura quindi è per lo più in comune e generalmente, a parte qualche capitolo, viene fatta rigorosamente quando siamo tutti e tre presenti. Poi, la correzione passa di mano in mano ed è successivamente ripresa nuovamente a tre per il testo definitivo.
In sostanza, a casa si studia, si pensa, si prendono appunti, si buttano giù idee, sia in solitaria che in comune, e poi quando ci si trova si mette tutto insieme.
Ovviamente, non prima di aver divorato la cambusa…
D. Quali sono le difficoltà più grandi che avete incontrato durante la scrittura di Giza la Caduta del Dogma?
R. Difficoltà ne abbiamo avute parecchie.
La cosa più impegnativa è stato trovare le fonti originali per i nostri studi. Sembra paradossale, ma molte informazioni in merito all’antico regno, e in particolare alla piana di Giza, non sono disponibili….oggi possiamo vedere la maggior parte dei monumenti mondiali (chiese, musei, grotte, ecc.) fotografati e visitabili on line.
Della Grande Piramide abbiamo pochissime foto. In particolare, non ci sono fotografie consultabili riguardo le camere di scarico, che, come sa chi ha un po’ di dimestichezza con l’argomento, è la prova madre dell’egittologia per l’attribuzione della grande Piramide al faraone Cheope.
Quindi il nostro è stato innanzitutto un lavoro certosino di raccolta delle fonti. Un’altra difficoltà è stata per noi il tempo. Ciascuno ha la propria vita, la propria famiglia e il proprio lavoro, ti assicuro che trovarsi per sette anni un paio di sere a settimana e nei week end non è stato sempre facile, ma ne è valsa la pena.
D. Il vostro libro, almeno nella sua prima edizione, è stato da voi autoprodotto. Scelta obbligata o voluta?
R. Quando nessuna delle case editrice contattate nel maggio del 2019 o non ci ha dato alcuna risposta o ci ha proposto collaborazioni che non ci convincevano fino in fondo, ci siamo guardati e abbiamo detto “perché no?”. Alla fine è stata una scelta obbligata dalla nostra ferrea volontà di rendere accessibile questa nostra ricerca, perché, oltre al fatto di credere fermamente nel lavoro fatto, avevamo davvero il desiderio che questo libro fosse accessibile al maggior numero di persone nel più breve tempo possibile.
Abbiamo così deciso di auto produrre il libro, di investire quindi, oltre all’aspetto economico, anche in lunghe ore di studio per capire e orientarci tra le complesse procedure burocratiche. Abbiamo dovuto correggere e ricorreggere il testo, anche grazie all’aiuto di amici che si sono prestati a una lettura più “editoriale” che amatoriale, e poi, anche grazie al fatto che Antonio è un progettista grafico, siamo stati in grado di concretizzare effettivamente i nostri intenti.
Volevamo anche promuoverlo e farlo conoscere attraverso conferenze che per più di sei mesi abbiamo portato in biblioteche e auditori di tutti quei comuni della Lombardia che rispondevano entusiasticamente alle nostre lettere di presentazioni. Poi, a un certo punto, c’è stata l’intervista di Massimo Mazzucco su Contro Tv. E di colpo si sono accesi riflettori che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato.
D. Come vi siete occupati della pubblicizzazione del vostro lavoro? Quale canale vi ha portato i maggiori risultati in termini di vendite?
R. Sicuramente la base della nostra promozione è stata il sito web, progettato per poter offrire notizie generali sul libro, il programma con tutte le date delle conferenze, la rassegna stampa con gli articoli che parlavano del libro e le video interviste, e soprattutto un modulo d’ordine per poter ordinare il libro, in modo che la nostra ricerca potesse essere letta da tutti gli appassionati dell’argomento.
In appoggio a questa risorsa certamente il canale di YouTube è stato fondamentale, prima di tutto perché il mezzo di diffusione più efficace sono state senza dubbio le video interviste, a partire da quella di Contro Tv, che hanno velocemente fatto conoscere il nostro lavoro e di conseguenza il nostro libro. Oltre a questo la pagina Facebook ci ha dato la possibilità di consolidare la nostra posizione e la nostra reperibilità sul web, fornendo anche i presupposti per un dialogo diretto con molti lettori, per uno scambio immediato di informazioni, suggerimenti e considerazioni sull’argomento Antico Egitto.
C’è una cosa di cui siamo orgogliosi e ci teniamo molto a sottolineare. L’auto pubblicazione ci ha permesso un dialogo diretto con i lettori, in una maniera inimmaginabile. Forse i lettori ci hanno visti per quello che realmente siamo.
Ovvero ricercatori esattamente come chiunque altro voglia esserlo, sospinta da passione per la storia, spirito di ricerca, e di ferrea volontà di andare avanti. Gente che vuole sbattere il naso contro tutto ciò che non convince la ragione.
Non siamo accademici che pronunciano perfettamente il nome dei luoghi o dei faraoni dell’Antico Egitto.
Siamo gente che spulcia le fonti, che legge e si informa, che non si ferma alla prima spiegazione, e che poi si ritrova una volta alla settimana e si confronta, litiga e discute, e poi alla fine di anni mette insieme i pensieri e ne nasce un libro.
Niente di più. Niente di meno.
D. Veniamo ai contenuti del libro. Quale pensate possa essere la prova schiacciante, la smoking gun come dicono gli americani, che fa crollare completamente la storiografia ufficiale relativa all’antico Egitto?
R. Secondo noi di smoking gun ce ne sono parecchie, almeno per quanto riguarda la IV dinastia. Tre però sono assolutamente schiaccianti.
La prima sono i marchi di cava ritrovati nelle camere di scarico della Grande Piramide dal colonnello Vyse nel 1837. Abbiamo analizzato a fondo questi marchi, siamo andati anche a vedere al British Museum quanto è stato prodotto da Vyse e dai suoi collaboratori e la cosa che abbiamo scoperto è sconcertante. È palese, secondo noi la non veridicità di quanto trovato.
La seconda pistola fumante è la Stele del Sogno, che, a detta dell’egittologia, attribuirebbe la costruzione della Sfinge al faraone Chefren. Anche qui la ricerca è stata lunga e molto difficoltosa ma siamo arrivati a dimostrare l’infondatezza assoluta di questa prova.
La terza smoking gun sono senza ombra di dubbio le tempistiche attribuite dall’egittologia alla costruzione della Grande Piramide.
Abbiamo fatto degli studi molto approfonditi sin dalle tempistiche di taglio che di trasporto e messa in opera e ti assicuro che gli anni che ci vengono detti per la costruzione della Piramide non hanno veramente alcun senso.
D. Qual’è stata la scoperta più incredibile e spiazzante che avete fatto durante il lavoro di ricerca che avete svolto?
R. Per rispondere a questa domanda, deve essere fatto un distinguo fra quello che abbiamo scoperto, intuito e/o realizzato e i documenti che abbiamo avuto l’onore di consultare. Nel primo caso, l’orgoglio è enorme, soprattutto perché possiamo affermare che le nostre idee hanno rappresentato un valore aggiunto nel panorama della letteratura sull’Antico Egitto e, inoltre, in alcuni casi sono riuscite nell’impresa di dirimere diatribe esistenti fra l’egittologia e gli studiosi indipendenti, che duravano da tempo immemore. Mi riferisco in particolar modo alla Stele del Sogno, la Stele dell’Inventario, le Piramidi satellite, i cartigli di Vyse, le tempistiche e la fattibilità di costruzione.
Però, sebbene l’orgoglio e la soddisfazione siano davvero notevoli, niente a che vedere con i tre documenti/reperti che abbiamo potuto vedere e toccare con mano in prima persona al British Museum e al Centre for Buckinghamshire Studies. Mi riferisco ovviamente alle Vestigia di Dixon, ai disegni di Hill e al diario privato di Vyse. La storia, quella con la esse maiuscola, lì di fronte a noi. Un’emozione indescrivibile. E indissolubile.
D. Nel vostro libro vi limitate a smontare molte di quelle che ci vengono passate come verità assolute, ma non accennate a teorie alternative o a supposizioni. E’ chiaramente una scelta editoriale voluta; posso chiedervi come mai?
R. Per noi è assolutamente fondamentale far capire l’infondatezza di quanto ci viene detto in merito alla IV dinastia.
Bisogna partire da quello. Poi si può ragionare su qualsiasi teoria alternativa, ma prima di tutto bisogna arrivare al punto di azzerare quanto di sbagliato ci viene comunicato da 200 anni, resettare il tutto e ripartire, senza voler far tornare per forza delle teorie che non stanno in piedi. Bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere che quanto ci viene detto non è corretto e ripartire da zero, senza alcun preconcetto e senza alcun timore.
Questo andrebbe fatto.
Non è possibile leggere sui libri di scuola che i faraoni costruivano le piramidi come proprie tombe quando mai nessun corpo è stato ritrovato nelle piramidi, mai nessun corredo funebre, mai niente di niente riconducibile ad una tomba.
D. Avete intenzione di proseguire la vostra opera di divulgazione scrivendo altri libri, magari illustrando le vostre teorie riguardanti la vera storia della civiltà egizia?
R. Certamente. Ci sono argomenti che non abbiamo voluto trattare soprattutto perché quelli inclusi nel libro erano già tanti e forse più urgenti di altri, visto che negli ultimi decenni è proprio su quelli selezioni per il libro che si è svolto il dibattito più serrato tra egittologia e studiosi indipendenti.
Abbiamo evidenziato già molti argomenti che prevedono approfondimenti e uno studio molto approfondito e che abbiamo già incominciato.
Per quanto riguarda le teorie, il discorso è più delicato. Ne abbiamo veramente bisogno?
Sentivamo il bisogno di proporre un libro che non cavalcasse, per scelta ben precisa, il sensazionalismo ad ogni costo, tipico di quest’ultimo periodo.
Volevamo scrivere un libro che affrontasse molti degli argomenti fondamentali relativi all’Antico Egitto, partendo proprio da quanto dichiarato dall’egittologia e verificandolo in maniera sistematica, confrontandolo con le analisi di quegli autori indipendenti che da decine di anni stanno sollevando dubbi sulla versione ufficiale.
Questo per poter avere a disposizione una visione d’insieme. Obiettivo principale e, secondo noi, più urgente era quello di fare il punto sull’attuale situazione. Crediamo infatti che solo in questo modo si possa discutere alla pari con l’egittologia, obbligandola a rendere conto di quelle numerose incongruenze a cui ancora oggi è ingiustificatamente aggrappata, ponendo le basi per un dibattito logico, serio e qualificato.
Ecco perché da una parte abbiamo affrontato quelle presunte certezze alla base dell’egittologia classica, dimostrando quanto non sia mai riuscita, almeno per gli argomenti trattati in merito all’Antico Regno, a dimostrare in maniera esaustiva la fondatezza scientifica delle proprie teorie; dall’altra non abbiamo fatto sconti neanche agli studiosi indipendenti che, spesso, non sono riusciti a legittimare in maniera convincente le loro obiezioni nei confronti della versione ufficiale.
Crediamo fortemente che solo in questo modo si debba muovere ogni intento rivolto davvero alla verità.
D. Oltre al vostro, quali libri ritenete fondamentali per continuare un percorso di conoscenza delle tematiche trattate sulla strada della verità?
R. Diamo una risposta che comprende anche altri argomenti rispetto al solo antico Egitto. Ne citiamo solo alcuni, perché la lista sarebbe lunghissima. E, ovviamente, rappresentano il nostro pensiero, non ci permettiamo di dare sentenze. Anzi, dogmi…
Per iniziare, sicuramente Impronte degli Dei di Hancock e poi, in ordine sparso, Luoghi Alti della Merz, L’altra Europa di Rumor, L’eredità messianica di Baigent-Leigh-Lincoln, L’elisir e la pietra di Baigent-Leigh, Misteri antichi del solo Baigent, Il Talismano di Hancock-Bauval, Sciamani sempre di Hancock, Psicomagia di Jodorowsky, Il mulino di Amleto di Santillana-Dechend, Simboli della scienza sacra di Guénon, Finis gloriae mundi di Fulcanelli, per finire con i libri di Biglino e i sei del mitico Louis Charpentier. E, vista la situazione attuale, mettiamoci anche Ritorno al mondo nuovo di Huxley e Il Tallone di ferro di Jack London.
D. Il vostro lavoro di divulgazione prosegue con delle appendici video rilasciate periodicamente sul vostro canale YouTube. Che riscontro avete avuto relativamente a questa iniziativa?
R. Abbiamo avuto numerose visualizzazioni, e tanti commenti positivi. Ci hanno fatto capire prima di tutto che il nostro metodo di indagine deve continuare, affrontando anche molti argomenti nuovi e magari più attuali per dare continuità al messaggio che abbiamo trasmesso tra le pagine del libro, ovvero che ogni ricercatore deve indagare, cercando di formulare le domande giuste, proprio quando la comunità accademica fornisce risposte tanto superficiali quanto assolutistiche e parziali. È un modo diretto, di immediata condivisione per continuare a far sentire la nostra presenza, e crediamo di esserci guadagnati un posto in questo dibattito, grazie alla serietà e alla meticolosità con cui ci siamo da sempre mossi.
D. Come accennato, so che non avanzate tesi. Ma vi siete fatti un’idea sul perché ci sia questo alone di protezione verso la storiografia ufficiale da parte di tutta l’egittologia? In nome di cosa si distorcerebbe la vera storia?
R. Cominciamo con il dire che non abbiamo idea di chi e come abbiano costruito la Grande Piramide.
Se seguiamo quanto abbiamo riscontrato nella nostra ricerca emerge in maniera chiara che almeno la Sfinge, la Grande Piramide e quella centrale della piana di Giza, attribuita a Chefren, fossero già presenti ai tempi di Cheope.
Questo vorrebbe dire retrodatare l’inizio della civiltà umana di alcuni millenni rispetto a quanto ci viene raccontato.
Questo implica rivedere tutta la nostra storia, a partire dalle nostre convinzioni religiose.
Tutto andrebbe messo in discussione, i nostri antenati non sarebbero stati popoli di cacciatori e raccoglitori, ma avrebbero avuto la capacità di costruire e dare vita a società complesse in grado di edificare questi monumenti megalitici, come molti altri in giro per il mondo peraltro.
Questo sarebbe devastante per le nostre convinzioni, e per la nostra società convinta che l’evoluzione dell’uomo sia stata sempre lineare, sempre in avanti…magari la Grande Piramide e gli altri monumenti megalitici in giro per il mondo raccontano un’altra storia.
D. Vi lascio con questa domanda: perché comprendere la verità sulla storia della civiltà egizia è così importante?
R. La prima risposta è… perché no?
La seconda è che i nostri figli vanno a scuola e non possiamo tacere tutte queste nozioni false.
E infine, la motivazione cardine: anche se siamo una goccia d’acqua nell’oceano dell’informazione, almeno possiamo dire che ci abbiamo provato. Certo, apparentemente non è un argomento di stretta attualità, che modifica la nostra vita di tutti i giorni. Ma in realtà non è così. È un tassello della disinformazione totale a cui stiamo assistendo e di cui siamo vittime. Forse è il più lontano, ma di certo non il meno importante. Affrontarlo, capire cosa è successo, serve a comprendere ciò che accade oggi. E poi, se grazie alla civiltà egizia si deve retrodatare l’inizio della civiltà umana, viene rimesso in discussione tutto l’impianto religioso, e di questo si intuiscono al volo gli effetti devastanti che ne deriverebbero.
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