Se sei una mamma creativa e hai la cosiddetta “vena”, non c’è nulla che possa fermarti. Non saranno un diploma da geometra, con le sue righe perfette al millimetro, né una laurea in architettura, né il lasciare il tuo paese e nemmeno la nascita dei tuoi figli a fermarla, anzi. Questi possono soltanto essere fattori che la faranno “ingrossare” ancora di più fino a che, la tua creatività, troverà da sola il modo di farsi notare.
Dev’essere stato così anche per Solange Romagnoni, architetto, appunto, mamma e “figlia” dell’Europa che si muove là dove la professione e gli impegni tuoi o del tuo coniuge ti chiedono di andare.
Conosciamola più da vicino.
D. Ciao Solange, grazie per aver accettato questa intervista. Se ti chiedessi “chi sei”, come mi risponderesti?
R. ti direi: ciao Paolo sono Solange, una mamma che cerca di far crescere figli e passioni contemporaneamente, artista/creativa, fondatrice del brand Memeklu, ora espatriata in Lussemburgo, architetto nella mia vita precedente in Italia.
D. Parli di “vita precedente”. Raccontaci un po’ meglio cosa facevi prima e cosa fai oggi e qual è il momento che identifichi come “fine della vita precedente” e “inizio della nuova”.
R. Darò una delle risposte più banali ma sincere che esistano, ma il diventare mamma è stato un vero giro di boa nella mia vita che poi si è consolidato con il trasferimento in Lussemburgo.
Prima facevo l’architetto e lavoravo per contro di una grossa società di Milano, poi è arrivata la prima cucciola di casa e li sono cambiate le priorità della mia vita.
Ho dei bellissimi ricordi delle giornate passate nelle baracche di cantiere ma credo che ormai la mia vita lavorativa abbia preso un’altra direzione.
Oggi invece decoro principalmente magliette, borse, tazze e scarpe, sia dipingendole a mano sia con il vinile e il termovinile, sto aprendo anche una sezione dedicata alla carta, creando cartoline, Explosion box e oggetti in 3d.
Mi piace poter gestire il mio tempo, testare nuove tecniche e scoprire materiali alternativi, abbandonare un progetto per qualche tempo per poi riprenderlo quando l’ho rielaborato nella mia testa e poi portarlo al termine. Sono un animo curioso, le novità mi eccitano sempre quindi ora ho trovato la mia dimensione e mi reputo fortunata per questo.
D. Com’è nata l’idea di Memeklu? Cosa significa questo nome?
R. Memeklu è nata per caso e soprattutto perché una serie di elementi sono incontarti nelle mie mani nel momento giusto.
Mia madre comprò uno stock di magliettine monocromatiche e anonime per la piccola e ogni volta che gliele mettevo mi facevano tristezza, quindi riesumai da un cassetto qualche colore per tessuti e feci le mie prime maglie dipinte a mano.
Mio marito fu il primo a credere in me e a vederci del potenziale e tuttora è un valido supporto e critico su quello che faccio.
Invece il nome rispecchia un po’ l’animo e il punto di partenza di questo lavoro perche è intimamente legato a mia figlia, che a qualche mese di vita se le si chiedeva “come ti chiami?” rispondeva Memeklu e tutti si scioglievano.
D. Come hai capito che questa tua velleità artistica poteva “lasciare” le mura domestiche e diventare appetibile anche per gli altri, in modo da diventare un vero e proprio business?
R. Questo è successo in Lussemburgo quando indossando o mostrando alcuni miei lavori vedevo che le persone erano interessate e piacevolmente colpite, poi lo stimolo finale me lo diede la mia amica portoghese che mi spinse a pubblicare qualche immagine in un gruppo di mamme expat in Lussemburgo su Fb. Da lì è iniziato tutto, sono stata etichettata come “quella delle maglie” e piano piano mi sono fatta strada creandomi una piccola cerchia di clienti fedeli.
D. Memeklu attualmente è una fonte di guadagno o non sei ancora riuscita a monetizzare il tuo progetto in maniera sostenibile?
R. Al momento sono in attivo, ma i miei guadagni non sono ancora paragonabili ad uno stipendio degno di questo nome, insomma sono il mio pocket money.
Però vedo che mese per mese le cose migliorano e penso che tra un paio di anni si potranno rivalutare le cose.
Detto questo riesco comunque a donare il 10% dei miei guadagni ad un’associazione no proffit lussemburghese che da aiuto ai bambini di haiti (Angels for haiti luxembourg).
D. Come ti muovi, nel concreto, per far conoscere il tuo marchio?
R. Facebook è in assoluto il mio mezzo di comunicazione e pubblicitario più efficace.
Cerco di proporre periodicamente dei prodotti mirati per festività in arrivo e questo nei giorni nostri è un bel bonus perché le persone non hanno più tempo/voglia di cerare regali e pensierini, quindi vado io verso di loro offrendo i miei prodotti.
Altra risorsa sono i miei bambini, che essendo in età scolastica, mi danno il modo di conoscere nuove person.
Per i compleanni dei compagni di classe preparo sempre qualcosa che rispecchi il festeggiato e capita che le mamme poi si mettano in contatto per acquistare a loro volta un pensiero o che semplicemente con il passaparola mi consiglino ad amici.
Invece in Italia ho la mia migliore amica che è una PR meravigliosa e mi sta facendo conosce al suo entourage
Tra l’altro incrocio le dita perché grazie a lei c’è una nuova collaborazione moto interessante che potrebbe nascere tra qualche mese in Italia.
D. Credi che lasciare l’Italia ti abbia dato una spinta ulteriore nel lanciarti in questa iniziativa personale? Hai notato differenze sostanziali di approccio verso il tuo prodotto tra l’Italia e il Lussemburgo?
R. Assolutamente sì, mi sono detta che se dovevo cambiare vita allora tanto valeva farlo su più fronti e iniziare una nuova avventura, oltretutto è stato un veicolo fondamentale per integrarmi meglio in questo Paese e mantenermi socialmente attiva.
Qui l’approccio non so se sia molto diverso rispetto all’Italia
E’ un luogo dalle mille sfaccettature, ci sono molte persone immigrate come me, alcune che hanno fatto fortuna e altre al contrario faticano ad arrivare alla fine del mese, quindi è un mercato che devo ancora interpretare perché se hai i prezzi troppo bassi reputano che il tuo prodotto sia scarso e non lo considerano nemmeno, ma se li alzi troppo nessuno compra.
La cosa sicura è che qui sono (penso) l’unica nel mio genere, invece in Italia è più facile trovare chi fa cose simili alle mie.
D. Esattamente come me, hai un background fatto di righe, righelli, goniometri e compassi (siamo entrambi geometra…). Esattamente come me, ad un certo punto, le linee rette hanno fatto spazio alle “linee curve” della creatività. Hai sempre avuto questa velleità oppure è arrivata col tempo?
R. eh si! Sono nata con i colori e pennelli in mano.
Fin da piccola io amavo disegnare e colorare, sono sempre stata incoraggiata sia dalla famiglia sia dagli insegnanti.
Ricordo che il regalo più bello me lo fece mia nonna a 13 anni: una meravigliosa scatola di 40colori acquerellabili che ancora dopo 28 anni conservo con ogni pastello al suo posto (si sono pazza!)
La verità è che non avremmo nemmeno dovuto incontrarci tra i banchi di scuola perché io volevo frequentare il Liceo artistico, ma i miei genitori che sono più saggi di me mi orientarono per uno studio che potesse aprirmi le porte del lavoro, ed è stato un bene perché una base tecnica mi aiuta molto in tutto quello che faccio.
D. Ci sono dei libri che credi abbiano influenzato il tuo modo di essere e di intendere la vita? Potresti consigliarceli?
R. Atra risposta che potrebbe sembrare banale, ma “Il piccolo Principe” ha un suo perché nella mia vita.
È uno dei libri preferiti di mia madre che ne ha sempre apprezzato i disegni e questa cosa me l’ha trasmessa.
Lo rileggo ogni 5-6 anni e ogni volta mi sembra diverso, indubbiamente mi piace il messaggio di delicatezza e cura per le persone e le cose che si amano, io questa stessa cura cerco di averla in ciò che faccio.
D. Che obiettivi hai per Memeklu? Come intendi raggiungerli?
R. Tanti! Ci sono voluti circa tre anni per trovare la mia strada, mettere a fuoco il mio marchio e “impacchettarlo”
Ora voglio fare una selezione di prodotti più rappresentativi e ovviamente venduti, concentrarmi su quelli e proporli con qualche variante per venire in contro alle esigenze del cliente, ma senza mai stravolgerne l’estetica.
In seguito sarà tempo aprire il mio sito dove vorrei dare modo, sempre al cliente, di auto comporsi il proprio oggetto, scegliendo come assemblare i pezzi, piuttosto che il carattere di una scritta, o il colore e cosi via dicendo.
Altro passo che spero di fare entro fine anno è quello di aprire il mio negozio on line su Etsy, poi se i guadagni cominciano ad aumentare allora sarà tempo di pensare una vetrina fisica e reale dove il cliente potrà venire a toccare con mano ciò che creo e a vedermi all’opera.
Ci vorrà pazienza e ancora qualche fallimento ma sono piuttosto ottimista!
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